fbpx
AI e scrittura

Ai e scrittura: il futuro dell’editoria

l’arte della scrittura, Parallelismi tra produzione IA e giornalismo

L’arte della produzione scritta ha un’origine e avrà una fine. Nel contesto moderno, ai e scrittura stanno plasmando nuove frontiere.

Una delle prime forme di scrittura risale al quarto millennio avanti Cristo con l’avvento delle civiltà mesopotamiche. Essa assume inizialmente lo scopo di quantificare e catalogare la disponibilità delle merci barattate o scambiate in cambio di denaro, così come la scrittura oggi si interseca con l’AI.

Successivamente la scrittura serve per rappresentare il mondo, i riti religiosi e le scoperte scientifiche. Solo in un periodo relativamente recente (nel XVI secolo) si incomincia a produrre i primi articoli, detti in termini tecnico-storici “fogli di avvisi”, nella Repubblica di Venezia per aggiornare i mercanti e i banchieri sui sviluppi geopolitici e legislativi. 

Da sempre possiamo notare un tripla concezione delle caratteristiche del giornalismo. La prima riguarda la rarità della fonte d’informazione che spinge il lettore a cercare quella determinata pubblicazione. La seconda riguarda la spiegazione della notizia che deve essere chiara, pertinente e esaustiva. La terza, ma non la meno importante, riguarda lo stile di scrittura che deve essere accattivante e spingere il lettore alla riflessione, proprio come vogliamo fare usando ai scrittura e tecnologie.

La scrittura avrà una fine? Con l’automatizzazione dell’IA non saremmo più obbligati ad astrarre, perché l’algoritmo farà quello che noi facevamo fino a poco tempo fa, permettendoci di concentrarci su altro.

L’IA sostituirà i giornalisti? 

Il giornalismo si basa su riportare o andare a caccia di notizie eminenti dal punto di vista dell’attualità o parlare in modo pertinente ed esaustivo dal punto di vista tecnico sulle molteplici argomentazioni specialistiche. 

Per definire la notizia “eminente” essa deve per forza essere definita tale dalla maggior parte della popolazione nazionale o mondiale, insomma da tutti. A questo punto della storie interviene l’intelligenza artificiale. Essa ci consente di analizzare le diverse notizie provenienti da tutto il mondo rendendo salienti le news più gettonate dal popolo del web. Oltre a ciò, l’AI potrebbe risultare utile come correttore di bozze per i più importanti giornali nazionali. Se affinato l’algoritmo, esso può rendere l’articolo dal punto di vista grammaticale ineccepibile. Riportare notizie inedite rimane appannaggio del professionista poichè l’IA elabora i dati inseriti dall’uomo ma non si può mettere a cercare le fonti inedite. Non è in grado di socializzare o interagire attraverso la cognizione. Quest’ultima rende l’articolo unico e ci fa vedere il punto di vista dello scrittore e dell’editore. La fusione di intelligenza artificiale e scrittura offre nuove prospettive.

Il Sapere già conosciuto, ma tramandato

Adesso daremo una definizione chiara e netta del ruolo che l’IA potrebbe rivestire nella corretta fruizione d’informazioni e cosa non può effettivamente fare. 

Tra le cose in cui riesce meglio, l’AI è in grado di aprire verso un sapere enciclopedico. Si tratta di un contenuto che non deriva da fonti create ex-novo, ma frutto di conoscenze che si tramandano di generazione in generazione. Esso (il sapere enciclopedico) crea la conoscenza definita come humanitas che include saperi scientifici, letterari, storici, artistici. Insomma, tutto quello che intendiamo con il termine nozione. Esso è una sorgente di informazioni dove il libero navigatore può apprendere da testi elaborati dall’IA avendo quest’ultima come fonte i big data inseriti da una persona in carne e ossa. Intanto, l’integrazione tra ai scrittura offre un approccio più moderno alle informazioni. 

Quello che non è eticamente possibile fare da parte dell’IA è creare articoli dove è espressa formalmente un’opinione ma limitarsi a riportare le fonti che in alcuni casi vengono integrate tra di loro.

Non perdete il prossimo articolo della Rubrica di Kevin mi raccomando! 

A presto, Kevin.